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I resti più antichi di una presenza umana sulle isole sono probabilmente le schegge di ossidiana, importata dalla costa dancala, che si rinvengono sul suolo di molte isole. L’ossidiana è stata usata in Eritrea per almeno centoventimila anni fino ai primi secoli dopo Cristo e una datazione non è quindi immediata. L’archeologo Blanc studiò nel 1955 le ossidiane di Dahlak Kebir e datò questi manufatti al mesolitico, alla cultura wiltoniana. Industrie microlitiche sono note di altre zone dell’Eritrea nel VIII e VII millennio a.C. in un periodo in cui il livello del mare era forse ancora così basso che alle Dahlak si poteva andare a piedi. Una interpretazione più recente da parte
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di un gruppo di ricerca canadese suggerisce invece una origine neolitica, quando durante il tardo III millennio a. C., in risposta ad un clima che andava inaridendosi, le popolazioni della costa africana si misero in movimento: alcune si stabilirono alle Dahlak, altre giunsero fino alle coste dello Yemen dove si trovano ossidiane di simile tecnologia. Gli antichi egizi iniziarono a discendere il Mar Rosso nel III millennio a.C alla ricerca di merci preziose, soprattutto della mirra, fondamentale nei processi di imbalsamazione. La regione visitata era chiamata Punt, che attualmente viene identificata da molti studiosi con l’Eritrea settentrionale, ma non è affatto escluso che gli |
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egizi giungessero anche alle Dahlak. A parte alcune interruzioni, dovute alle crisi interne, i commerci egizi continuarono fino al 1000 a.C., quando furono sostituiti da quelli ebrei e fenici. Nello stesso periodo si ha l’inizio di una migrazione attraverso il Mar Rosso, concentrata soprattutto tra il VII al V secolo a. C., di popolazioni semitiche provenienti dalla Penisola Arabica, che col tempo diedero origine alla civiltà axumita che finì per controllare a lungo anche la costa eritrea e le isole. Con la conquista dell’Egitto da parte dei Persiani nel 525 a.C. i Greci ebbero il permesso di iniziare i loro commerci nel Mar Rosso; questi ebbero ulteriore impulso con l’arrivo in
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Egitto dei Greci di Alessandro Magno nel 305 a. C. e poi dei Romani nel 30 a.C. Ai tempi di Augusto ben 120 navi all’anno lasciavano l’Egitto per recarsi lungo le coste dell’Africa nordorientale e in India alla ricerca delle spezie che a Roma venivano pagate a peso d’oro. Un commerciante greco, probabilmente del I secolo dopo Cristo, scrisse il “Periplo del Mare Eritreo”, vere e proprie istruzioni nautiche che permettevano al navigatore di recarsi fino al Bab el-Mandeb, a Socotra e anche in India. Il testo descrive tra l’altro lo scalo di Adulis, sulla costa di fronte alle Dahlak, e continua con: “davanti al porto, in mare aperto a destra, c’è un grande gruppo di |
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piccole isole sabbiose dette di Alalaeo, che producono gusci di testuggine, che sono portati al mercato dai mangiatori-di-pesce”. Le Dahlak e i suoi abitanti fanno così la loro prima apparizione sicura nella storia. Almeno una nave però non ritornò indietro, a giudicare dai ritrovamenti del carico di anfore di una nave del IV-VII sec. d.C. nei bassi fondali di Assarca.
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Dahlak LA STORIA MEDIOEVALE |
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Col declino dell’Impero Romano il controllo dei commerci passanti nel Mar Rosso meridionale fu preso dagli Axumiti, i signori dell’altopiano etiopico. Le Dahlak erano poste a cintura davanti al loro porto principale, Adulis, e quindi rientravano nella loro sfera di influenza. Alcuni resti di edifici axumiti si trovano in due villaggi dell’isola più grande, Dahlak Kebir. Famosissime sono le molte cisterne scavate nella roccia corallina nei dintorni dei villaggi di Dahlak Kebir e Adal. Raccoglievano l’acqua che scorreva in superficie anche per mezzo di appositi canaletti e fornivano da bere a una popolazione ben maggiore di quella attuale, costituita certo anche dagli
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schiavi africani che per un millennio transitarono sulle Dahlak in attesa di una meta definitiva. La tradizione locale vuole che le cisterne siano state costruite, come tutti i resti antichi di cui non si sa l’origine, dai Furs, i persiani, ma niente si sa di certo sulla loro origine. Alcune di queste cisterne sono ancora in uso. Nel 702 gli Axumiti arrivarono fino a Gedda, il porto della Mecca, e provocarono una storica risposta. Gli Arabi conquistarono la costa eritrea e si installarono anche alle Dahlak, che da allora diventarono mussulmane. Inizialmente gli Arabi non diedero molta importanza alle isole che furono usate soprattutto come luogo di |
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punizione per gli avversari della dinastia araba regnante. Man mano però la loro importanza crebbe perché erano fondamentali per rendere sicure le rotte dei pellegrini verso la città santa. Il controllo totale del Mar Rosso da parte degli Arabi permise per secoli commerci sicuri e le Dahlak pian piano si arricchirono con i traffici di schiavi, con il commercio delle spezie e con la raccolta delle perle, che fu insegnata probabilmente da pescatori dell’Oman o del Golfo Persico. Inoltre Dahlak Kebir era uno scalo obbligato per le navi di passaggio che si rifornivano d’acqua nei suoi numerosissimi pozzi e cisterne. A lungo le isole furono costrette a pagare
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tributi ai signori della Penisola Arabica sotto forma di schiavi, ambra e pelli di pantera, ma i reggenti di Dahlak Kebir si affrancarono sempre di più dal controllo yemenita e diedero origine ad un sultanato indipendente, che durò dalla fine dell’XI all’inizio del XVI secolo. Di questo periodo è la necropoli di Dahlak Kebir dove centinaia di steli funerarie ci danno uno spaccato della ricca storia dell’isola. L’isola fu anche importante politicamente perché era una testa di ponte per la penetrazione dell’islamismo in Africa, posta com’era alla frontiera del mondo islamico, a contatto con le terre poste sotto il dominio dei cristiani dell’altopiano etiopico. |
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Nel XV secolo risorse la potenza etiopica e per ben due volte il villaggio di Dahlak Kebir venne saccheggiato.
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La fine del periodo aureo delle isole prese le sembianze delle caravelle portoghesi che comparvero nel Mar Rosso all’inizio del XVI secolo. I portoghesi infatti, dopo aver scoperto come circumnavigare l’Africa, approntarono una flotta ben armata per strappare il commercio delle spezie tra il Mediterraneo e l’India dalle mani degli Arabi e dei Veneziani. I Portoghesi iniziarono a distruggere tutte le navi arabe che incontravano e a bombardare, se non a saccheggiare, i porti arabi della regione. Anche il villaggio di Dahlak Kebir, centro principale del sultanato, fu cannoneggiato nel 1526. L’impresa dei Portoghesi ebbe successo e il commercio
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delle spezie prese un’altra rotta. Il Mar Rosso cadde pian piano dalle mani degli Arabi a quelle dei Turchi che arrivarono alle Dahlak nel 1557. I Turchi preferirono il porto sudanese di Suakin a quello di Dahlak Kebir, che da allora cadde nell’oblio, anche se non si interruppe il commercio di schiavi e di perle. Quando l’impero turco entrò in crisi, iniziò l’espansione dell’Egitto che nel 1846 si impossessò della costa eritrea e delle Dahlak. Nel 1885 sbarcarono a Massawa gli italiani, che volevano a tutti i costi partecipare alla corsa per la spartizione dell’Africa, accelerata dal completamento nel 1869 del Canale di Suez. Gli italiani diedero impulso alla pesca, |
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costruirono a Nocra un carcere famoso per le dure condizioni cui erano sottoposti i carcerati e usarono le rocce delle isole per la ricostruzione di Massawa distrutta da un terremoto nel 1921. La seconda guerra mondiale interessò le Dahlak solo marginalmente con alcune azioni di marina o di difesa costiera degli italiani contro navi inglesi. Nel 1941 gli italiani, per proteggere Massawa da un possibile attacco via mare, installarono postazioni d’artiglieria su molte isole. Fu tutto inutile perché gli inglesi conquistarono l’Eritrea via terra. Due navi, ora relitti ambiti dai subacquei, vennero affondate per non essere lasciate in mano agli inglesi. Poi è storia
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recente: le isole restano sotto il controllo inglese fino al 1950, poi fanno parte di un’Eritrea confederata all’Etiopia fino a passare sotto un ferreo controllo Etiopico dal 1959. Gli etiopici sfruttarono le costruzioni italiane a Nocra trasformandole in una base militare navale, che fu data anche in uso ai russi, alleati contro la ribelle Eritrea. Le Dahlak videro anche un po’ di guerra di liberazione, con i guerriglieri eritrei dell’EPLF, che con veloci motoscafi facevano incursioni per colpire a colpi di mortaio le postazioni etiopiche sulle varie isole, compresa la base di Nocra. Con la liberazione di Massawa, nel 1990, la base navale fu abbandonata in |
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fretta e furia dagli etiopici, ma prima ne fu distrutto il pontile, inabissati carri armati e lanciarazzi katiuscia, affondate le navi che non potevano andarsene. Dal 1993 le Dahlak fanno ufficialmente parte della neonata Eritrea.
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